"Non sono un pianista razionale. Punto soprattutto a cose che possano davvero darci gioia", disse Maurizio Pollini in una intervista di tanti anni fa.
“La sala da concerto non può essere un museo. Chi apprezza un quartetto di Beethoven deve essere in grado di seguire anche la musica di un compositore odierno". Questo il pensiero di Maurizio Pollini, massimo esecutore dei classici, ma allo stesso tempo alfiere della modernità.
Colto, anticonformista, innovatore, il grande pianista è scomparso nella sua Milano sabato 23 marzo, all'età di 82 anni, in seguito all'aggravarsi di una patologia che ultimamente l'aveva tenuto lontano dalle sale da concerto. La camera ardente alla Scala, come già per Carla Fracci.
Un grande dolore
Pollini soffriva infatti da tempo di problemi cardiovascolari. Ad agosto 2022 al Festival di Salisburgo si dovette annullare, con il pubblico già in sala, un recital in onore dei suoi 80 anni. Ripresosi, a fine ottobre poté tenere un recital a Firenze, con l'Orchestra del Maggio Musicale diretta da Zubin Mehta.
Nella notte a cavallo tra il 4 e il 5 novembre ebbe però un malore che lo costrinse a cure ospedaliere. Di conseguenza, i concerti già previsti vennero rinviati a data da definirsi. Nel febbraio 2023 volle però tenere un recital al Teatro alla Scala, affidandosi per per la prima volta agli spartiti posti sul leggio del pianoforte, un segno delle crescenti fatiche. In seguito era stato annunciato il definitivo ritiro dalle scene.
Crescere in una famiglia di artisti
Nato a Milano il 5 gennaio 1942, Maurizio Pollini era figlio del grande architetto razionalista Gino Pollini e della musicista Renata Melotti, sorella del noto scultore Fausto Melotti. Tutti e tre suonavano uno strumento. Era sposato con la pianista Marilisa Marzotto, come lui già allieva di Arturo Benedetti Michelangeli; anche l'unico loro figlio, Daniele, è divenuto un apprezzato pianista e compositore.
Una famiglia dunque piena di artisti. Come ebbe lui stesso a dire, "sono stati mio padre e mio zio a guidarmi nello spirito del contemporaneo. Una delle eredità più forti che mi ha trasmesso la mia famiglia è stata la massima apertura verso tutte le espressioni nuove, sia nelle arti figurative che nella musica".
Una leggenda della tastiera
Talento precocissimo, allievo di Carlo Lonati e Giorgio Vidusso al Conservatorio di Milano, Pollini nel 1960 è sinora l'unico italiano a conquistare il prestigiosissimo Premio Chopin di Varsavia. Invece che sfruttare l'acquisita celebrità, accettando le numerose proposte concertistiche, preferì tuttavia per un paio d'anni continuare a studiare ed approfondire la letteratura pianistica, mostrando quella ricerca della perfezione formale che rimasta una costante della lunga carriera.
Universalmente giudicato fra i massimi pianisti della seconda metà del '900 ed oltre, il suo repertorio andava dal barocco di Bach al classicismo di Mozart, dal romanticismo di Beethoven, Schubert, Schumann e Chopin (compositore rimasto sempre al centro del suo interesse) al tardoromanticismo di Liszt e Brahms, alternando esecuzioni solistiche e dialoghi con l'orchestra. In questo ambito, i cinque concerti per piano di Beethoven, incisi più volte nel tempo, i due di Brahms (registrati ben tre volte) e gli ultimi di Mozart incontrarono un ininterrotto riscontro di vendite.
Un formidabile sostenitore del presente
Pollini ha inciso in disco tutte le maggiori raccolte di Chopin: Ballate, Studi, Notturni, Polacche e Preludi; e l'integrale delle Sonate per piano di Beethoven. Album tutti dal successo planetario.
Alfiere delle avanguardie, l'altro suo basilare centro d'interesse era la musica moderna e contemporanea, proponendo frequentemente al piano solo o in formazioni cameristiche lavori di Bàrtok, Prokofiev, Stravinskij e della Scuola di Vienna (Schönberg, Berg, Webern), ma sopra tutto di Nono, Boulez, Stockhausen, Sciarrino, Manzoni, Berio. Taluni brani gli erano direttamente dedicati, in un rapporto che spesso dalla reciproca stima sconfinava nell'amicizia.
Occasionalmente, si era anche dedicato alla direzione d'orchestra - anche in campo lirico - senza tuttavia farne una priorità artistica.
Un forte impegno sociale
Personalità di acuto intelletto e di vasta cultura, a dispetto della riservatezza che gli era propria, Pollini con forte passione civile portò avanti molte battaglie sociali, solidarizzando ad esempio con Claudio Abbado a favore d'una diffusione culturale democratica, esibendosi al di fuori dei templi della musica, nelle scuole di periferia e nelle fabbriche.
Nel 1972, prima di iniziare un concerto alla Società del Quartetto, lesse un polemico comunicato sottoscritto da molti colleghi, volto a condannare i bombardamenti americani in Vietnam. Forte anche la sua convinzione ambientalista: "Il pianeta sta andando a pezzi, glielo stanno togliendo da sotto i piedi” aveva dichiarato in una delle sue ultime interviste, riferendosi al futuro dei nostri giovani.